MIGUEL CALÓ
Musicista, bandoneonista, compositore, direttore d'orchestra

![]() |
Primogenito di una famiglia numerosissima (10 sorelle e 5 fratelli e quasi tutti con una carriera da musicisti), ricevette in regalo a 15 anni un bandoneon da uno zio che, senza saperlo, segnò il destino di uno tra i protagonisti indiscussi del panorama musicale argentino. Dopo alcune esperienze musicali in concerti e serate di ballo, nel 1926 entrò come bandenoista nell'orchestra del maestro Osvaldo Fresedo, che dirigeva una tra le orchestre piú richieste e famose del tempo. Nel 1927, a 19 anni, debuttò con l'orchestra del pianista e direttore Francisco Parcánico, che si esibiva nel teatro Astral e che aveva come stella principale Azucena Maizani. 1931 viaggiò negli Stati Uniti al seguito del maestro Fresedo. |
È in questo momento storico che possiamo collocare l'inizio della prima delle due fasi musicali del Caló.
Lo stile della sua orchestra è molto simile a quello di Fresedo e le melodie richiamano quelle di Di Sarli.
Il pianista di quegli anni, Miguel Nijensohn, lasciò un'impronta indelebile nello stile dei brani cadenziando il ritmo e rendendolo perfetto per il ballo.
Tra i cantanti, fino al 1939, si avvicendarono Carlos Dante, Alberto Morel e il fratello Roberto Caló.
Miguel Caló entrò nel pieno della sua maturità artistica durante il cosiddetto periodo d'oro del tango, "La Epoca de Oro", ovvero quegli anni che vanno dal '40 fino al '55.
Ecco che comincia la seconda parte della sua vita musicale.
Circondato da musicisti e cantanti di altissimo livello, Caló approfondì il suo stile cercando sonorità piú complesse e ricercate; con un uso sempre piú intenso di violini, bandoneon ed un utilizzo piú drammatico del pianoforte (suonato per un pò da Osmar Maderna e poi, nuovamente, da Nijensohn ritornato nell'orchestra) unì al tango tradizionale il rinnovamento del tempo e i suoi brani divennero una perfetta fusione degli elementi quali ritmo, melodia e canto.
Questi furono gli ingredienti dei brani di Miguel Caló, che possono essere considerati vere e proprie magìe.
Caló non solo seppe scegliere e valorizzare grandi musicisti, ma fece lo stesso con i suoi cantanti, come Raùl Berón, Alberto Podestá y Raùl Iriarte.
Per quanto riguarda Raùl Berón, si racconta che fu suggerito a Caló da Armando Pontier. Il cantante Raùl già cantava (con il fratello José) brani di flolklore locale e conosceva pochissime strofe di tango al punto che lo stesso Caló lo portò con se ad alcune serate presso il cafè Shangai per imparare i testi di alcuni brani.
Dopo aver stabilito un repertorio cominciarono le registrazioni presso la radio, fu allora che i gestori dell'emittente bocciarono il cantante suggerendo a Caló di licenziarlo. Con grande rammarico Miguel Caló fu costretto ad allontanare Berón, sebbene fosse ancora convinto delle sue doti.
Nel frattempo fu messo in vendita il primo album dell'orchestra in cui cantava Berón e il brano "Al compás del corazón" (di Domingo Federico e Homero Expósito) ottenne un successo di vendite incredibile.
Quegli stessi diregenti che avevano chiesto il licenziamento di Berón criticandolo fortemente, si congratularono con Caló per la sua intuizione ed ammisero l'errore.
Una semplice coincidenza permise ad una delle piú belle voci del tango di sbocciare e lasciarci dei veri e propri capolavori.
Si possono contare piú di 400 registrazioni e circa 30 furono i brani composti dallo stesso Caló.